FEDRA

FEDRA

Federico Tiezzi affronta quello che è stato definito il più grande testo sulla passione erotica e il desiderio femminile che il teatro abbia mai prodotto. La tragedia scritta da Racine nel nel 1677, ispirata a Euripide e Seneca, narra l’amore impossibile di Fedra per il figliastro Ippolito. Colpa e inevitabile punizione, ordine e disordine, si affrontano in una messinscena incentrata sul linguaggio, un linguaggio e una parola che mostrano, individuano, razionalizzano emozioni, pulsioni e tensioni e nello stesso istante le celano.Nel palazzo reale di Trezene, in una Grecia mentale e onirica, all’interno di una stanza simile a una camera di tortura, Fedra si dibatte nella morsa di una passione tanto irrefrenabile quanto impossibile: finché, non ricambiata, Fedra calunnia Ippolito di un tentativo di stupro. Ma tutti i personaggi hanno qualcosa da nascondere: Fedra l’amore incestuoso, Teseo le sue fughe amorose, Ippolito di amare Aricia, che discende da una stirpe nemica e assassina, Enone un intrigo bugiardo e colpevole. Il ritorno di Teseo sarà il segnale di un inesorabile tracollo, che farà precipitare gli eventi verso la tragedia.In una dimensione claustrofobica, dove la ragione scompare sotto la violenza e la tensione del desiderio, affiorano motivi ancestrali, interpretabili solo con l’ausilio della psicanalisi freudiana. E i mostri che appaiono nelle parole dei protagonisti sono esclusivamente quelli dell’inconscio. Con questo dramma borghese, ambientato in una Grecia di cui restano solo rovine, quasi un Ibsen ante-litteram, venato di umori freudiani, Tiezzi torna al mito classico: e vi torna insistendo sull’indagine dei personaggi, le loro trasformazioni sotto la forza di un desiderio che si muta in colpa e in peccato, spingendosi alla suggestione di una vera e propria seduta psicanalitica.

Sinossi
Nel palazzo reale di Trezene, in una Grecia mentale e onirica, all’interno di una stanza della stessa reggia simile a una camera di tortura, Fedra si dibatte nella morsa di una passione tanto irrefrenabile quanto impossibile: ama il figliastro Ippolito, figlio di primo letto del marito Teseo. Non ricambiata nella passione, Fedra calunnia Ippolito di un tentativo di stupro. Il ritorno di Teseo sarà il segnale di un inesorabile tracollo, che farà precipitare gli eventi verso la tragedia.Jean Racine scrive la tragedia nel 1677, sulla base dell’Ippolito di Euripide e della Fedra di Seneca: e questa Fedra pur imbevuta di giansenismo e di filosofia morale, diverrà nei secoli il più grande testo sulla passione erotica che il teatro abbia mai prodotto.

di Jean Racine
traduzione Giovanni Raboni

regia 
Federico Tiezzi
con 
Elena GhiaurovMartino D’AmicoValentina EliaAlberto Boubakar MalanchinoMarina OcchioneroBruna RossiMassimo Verdastro
scene Franco Raggi, Gregorio Zurla e Federico Tiezzi
costumi Giovanna Buzzi
luci Gianni Pollini
canto Francesca Della Monica
movimenti coreografici Cristiana Morganti

produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro NazionaleFondazione Teatri di PistoiaCompagnia Lombardi Tiezzi